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Non sono una grandissima lettrice, leggo pochi libri all’anno, ma nella maggior parte dei casi si tratta di biografie.
Le biografie sono il genere che più di tutti mi tiene attaccata ad un libro. Non tutte mi danno la medesima soddisfazione, ma tutte m’incuriosiscono. Il loro essere reali, fa sì che le senta vicine a me, anche quando raccontano di mondi lontani dal mio – che sia per questioni storiche che geografiche.

Ho deciso quindi di condividere una piccola raccolta di 5 titoli che più di altri hanno lasciato un segno, perché credo che vedere la vita secondo il punto di vista di un altro sia il modo migliore per comprendere al meglio quanto sia possibile essere tutti uguali e tutti diversi nello stesso tempo.

IL BESTSELLER CHE DOVREBBERO LEGGERE TUTTI

“Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare, continuo a palleggiare tutta la mattina, tutto il pomeriggio, perché non ho scelta. Per quanto voglia fermarmi non ci riesco.” – Andre Agassi

OPEN, la mia storia è il libro che, come dice Tegamini, “hanno letto anche le mie seggiole”.
Racconta in prima persona la vita di uno dei miti del tennis moderno, il mio mito (sportivo) d’infanzia, Andre Agassi.
Se finora avete snobbato il libro, uscito ormai nel 2009 (2011 in Italia), immagino sarà difficile farvi cambiare idea, ma se il motivo per cui l’avete fatto è che il tennis non vi è mai interessato allora forse quello che serve è un cambio di prospettiva.

Andre Agassi - Open

Quello di cui parla davvero il libro su Agassi – che ha come ghostwriter il Premio Pulitzer J.R. Moehringer  – è la lotta quotidiana che ognuno di noi vive per imparare ad amarsi, amare quello che fa e chi è.
Racconta del rapporto complicato tra un padre ed un figlio,  della voglia di fuggire al proprio talento per vivere una vita normale, della necessità di trovare un equilibrio e dei punti di riferimento per accorgersi che essere diversi da se stessi sia praticamente impossibile.
Non perdetevelo, ne vale davvero la pena.

UN LIBRO DI CUCINA CHE RACCONTA UNA CULTURA

“La Olivier era la protagonista perfetta e infallibile di ogni occasione “speciale” in virtù dei suoi tipici ingredienti in deficit, come i piselli in scatole ungheresi della Globus o la maionese sovietica forte, sempre reperibili nei negozi ma solo al termine di lunghe code. Compleanni, fidanzamenti, feste di maturità o di fine corso, feste d’addio per gli ebrei in procinto di emigrare (più simili talvolta a veglie funebri): non c’era tavolata “speciale” senza insalata russa, senza insalata Olivier” – Anya von Bremzen

L’arte della cucina sovietica. Una storia di cibo e nostalgia racconta la storia di Anya Von Bremzen, moscovita nata negli anni 60 ed emigrata negli Stati Uniti ancora bambina, insieme a sua madre. Anya è una scrittrice appassionata di cucina, che negli Stati Uniti ha fatto di questa passione un lavoro: traduce e scrive libri di cucina che raccontano un passato non troppo lontano.

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Questo suo progetto editoriale nasce evidentemente dalla voglia di ritrovare le connessioni tra il cibo e la propria cultura ed è raccontato con ironia e un velato affetto per un mondo diverso da quello che conosciamo, ma non troppo lontano.
Grazie all’aiuto di molti fonti storico-letterarie e alle mani esperte di sua mamma, Anya racconta la storia del suo Paese natale, dell’Unione Sovietica e della sua famiglia attraverso il paradigma della cultura del cibo: partendo dagli anni Dieci del novecento fino alla Putinland (cit.) dei giorni nostri. Ogni capitolo del libro è dedicato ad un decennio e ad ogni capitolo corrisponde una cena, preparata a quattro mani con sua madre, e organizzata nei loro appartamenti americani con amici e parenti di lunga data, più o meno conoscitori dei tempi che furono in URSS. Ma ad ogni capitolo corrisponde soprattutto un pezzo della sua vita e della sua anima: una sfaccettatura.
Questo excursus storico non è solo un modo affettuoso e nostalgico di ricostruire la propria storia e tramandarla, ma è soprattutto un modo meraviglioso di tradurre la necessità di raccontare un mondo scomparso, ma ancora vivo nelle menti di molti.

L’ho amato perché è stato in grado di insegnarmi qualcosa su un Paese che, probabilmente per questioni genetiche (sono metà polacca ndr.) non ho mai considerato degno di uno sguardo approfondito, mi ha incuriosito scoprirne la storia da un punto di vista nuovo e vicino a me. Mi sono ritrovata in molti racconti, mi sono scontrata con una parte del mio passato che a volte ho pensato fosse solo mia e che invece è condivisa.

Se volete saperne di più su come fosse, realmente, vivere in URSS durante la sua esistenza, non potete perdervi questa perla e se in più amate la cucina, non vorrete perdervi il ricettario alla fine del libro.

UN LIBRO ATROCEMENTE PIENO DI SPERANZA

“Sui loro volti non c’erano sorrisi, né lampi di riconoscimento, né cenni d’incoraggiamento, niente all’infuori di una terrorizzata apatia.” Trudi Birger

Ho sognato la cioccolata per anni è un libro sullo sterminio nazista e sulla sopravvivenza nei campi di concentramento. Non è un libro leggero, ma reale, vero. Un libro che racconta qualcosa di profondo.

Ho sognato la cioccolata per anni Trudi Birger

L’autrice è un ebrea che da bambina abituata ai tè danzanti di Francoforte viene deportata insieme alla madre a Kosvo, per poi finire nell’anche peggiore Stutthof, dove lotta con le unghie e con i denti perché non le venga strappata la cosa più preziosa che abbiamo: la vita. Non mi dilungherò in particolari su questo libro, perché un’autobiografia così va letta e basta. In un tempo in cui non abbiamo ancora smesso di additare il diverso, solo perché tale, è una storia che ci racconta con semplicità e atrocità qualcosa di ancora vicino, letale e doloroso, di cui non dovremmo dimenticarci mai.

Io poi ho un debole sulle storie ambientate tra gli anni della seconda guerra mondiale e quelli della guerra fredda: credo che conoscere più dettagli su un periodo storico ancora così vicino, possa solo migliorare quello che conosco del mondo e aiutarmi a gestire meglio il presente. Voi ne avete letti? Se sì, aspetto i vostri consigli.

UN RACCONTO DI FORMAZIONE E MATERNITÀ

“Ripensando alla mia infanzia, mi chiedo come sono riuscito a sopravvivere. Naturalmente è stata un’infanzia infelice, sennò non ci sarebbe gusto. Ma un’infanzia infelice irlandese è peggio di un’infanzia infelice qualunque, e un’infanzia infelice irlandese e cattolica è peggio ancora.” Frank McCourt

Com’era essere madri ad inizio Novecento, dove la mancanza d’igiene era tra le prime cause di morte e l’emigrazione era quella vissuta dagli Europei? E com’era crescere in una famiglia unita per amore e sopravvivenza, dove la realtà dei fatti superava di gran lunga la fantasia?  Le ceneri di Angela è in grado di catapultarvi in un momento storico crudo, senza metafore e vicino ad una generazione che abbiamo accanto quotidianamente.

Le ceneri di Angela - Frank McCourt

Le rocambolesche avventure di questa famiglia non potranno lasciarvi indifferenti. Angela è una donna forte, che ne ha viste tante e nonostante tutto non ha mai perso la sua volontà di sopravvivere ad un destino spesso crudele. Frank, il suo figlio maggiore nonché autore del libro, è un bambino che non ha mai avuto un’infanzia spensierata, contagiato dalla durezza della vita e delle scelte di chi lo educa. Saprà barcamenarsi tra tradizioni religiose, ruolo di uomo di famiglia che non ha raggiunto la maggiore età e lutti incolmabili con ironia e un tono dissacrante. A dimostrazione del fatto che la vita vera sta là fuori e qualsiasi cosa ti capiti va vissuta con sincerità. 

Mi è piaciuto perché è un libro che non si perde in chiacchiere, non edulcora la realtà e ci serve sul piatto la verità sul mondo storico da cui proveniamo. Di quando gli emigranti eravamo noi europei e di quando sopravvivere non significava, solo, arrivare alla fine del mese, ma anche vincere contro la mancanza di igiene e il problema dell’alcolismo.
Se vi siete mai chiesti come fosse il mondo all’epoca in cui i vostri nonni erano bambini, beh questo è il libro che fa per voi.
Nel caso, ci hanno fatto anche un film.

IL VIAGGIO DELL’EROE CHE NON T’IMMAGINI

“Per certi viaggi non si parte mai quando si parte. Si parte prima. A volte molto prima. Sono bastata poche parole ‘Suo figlio probabilmente è autistico’”

Se ti abbraccio non aver paura è un vero e proprio caso letterario: si tratta di un libro che ha aperto le porte alla narrazione quotidiana della questione dell’autismo, una malattia di cui si parla ancora oggi fin troppo poco.

Se ti abbraccio non avere paura - Fulvio Ervas

I protagonisti del libro sono un padre ed un figlio: Franco e Andrea. Un pubblicitario di successo ed il suo bambino, cui viene diagnosticato l’autismo in tenera età e con cui Franco cerca di costruire un dialogo il più possibile paritario. Nel libro Franco ci racconta, attraverso la penna di Fulvio Ervas, il suo travaglio psicologico alla scoperta della malattia del figlio, ma ci racconta anche che alcune barriere possono essere abbassate anche quando sembra complicato. Il 90% del libro infatti, è fatto della storia di un viaggio on the road nelle Americhe, dove Andrea possa scoprire il mondo e dove Franco possa ritrovare se stesso.

Un viaggio all’interno di un rapporto padre-figlio unico, che vi farà scoprire quanto può essere profondo l’amore e quanto doloroso e buffo possa essere rapportarsi con la novità per chi, come Andrea, ha una sindrome che molti ancora non sanno spiegare. Franco e Andrea sono due compagni di avventura meravigliosi, vi daranno una chiave di lettura diversa sul mondo e vi faranno sentire vicini a loro: basterà qualche messaggio scritto su un tablet o un foglio di carta perché non li molliate fino alla fine.

Franco ha anche fondato un’associazione per tutti i genitori e figli affetti da una forma di autismo: si chiama I Bambini delle Fate. Andrea ha scritto un libro tutto suo, in cui cerca di spiegare i suoi silenzi. Insieme sono i protagonisti di un secondo libro e il loro primo sarà presto un film. Non perdetevi questa meravigliosa storia d’amore nei confronti della vita. Sarà commovente quanto basta.

 

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