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Wow, non scrivo un post di questa rubrica da più di sei mesi e mi sembra incredibile che il tempo sia volato così in fretta!
Recupero subito il tempo perduto e parto in quarta, ci sono un po’ di cose di cui vi voglio parlare e sono fuori allenamento per la sintesi.
*Eh si lo so che anche febbraio è quasi finito, ma giuro che sto giá lavorando al post dei preferiti anche per questo mese!*

Di podcast, ascoltati e inventati

Le passeggiate quotidiane con Leo si fanno sempre più lunghe e regolari e questo mi permette di avere quell’ora-ora e mezza per:
  • godermi la vita all’aria aperta e i meravigliosi panorami che Torino è in grado di offrire;
  • ascoltare un sacco di podcast (prima di andare in maternità li ascoltavo sul tragitto casa-lavoro in autobus).

La puntata ascoltata che più di tutte mi sento di consigliare – ma solo se siete amanti del Natale – è il Christmas Special di “At Home With…”, il podcast di Anna Newton e Lily Pebbles.
Nello speciale le due protagoniste chiacchierano con i propri mariti a proposito del Natale e tra un aneddoto e l’altro ci permettono di saperne di più di come sia festeggiare questa ricorrenza in UK, oltre a farci fare un sacco di risate!
Altri podcast che ho ascoltato e mi sono piaciuti sono Hashtag Authentic di Sara Tasker (che se bazzicate su Instagram conoscete come @me_and_orla), The Sunday Social di Lucy Moon, Morgana di Michela Murgia per storielibere.fm.
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La cosa migliore dell’ascoltare tutti questi podcast però è che, alla fine, mi è venuta un’idea per crearne uno tutto mio: è tanto che voglio farne uno e ho cercato invano il tema e l’idea per molto tempo, poi sono bastate un po’ di aria fresca e tanti chilometri e l’idea è arrivata da sola, completa di un numero di pezzi che mi hanno fatta sbalordire.
Non so dirvi quando uscirà – il lavoro che c’è dietro è tanto e lo devo fare nei ritagli di tempo – ma arriva.
Era tanto che non avevo così tanta voglia di fare, di buttarmi in un progetto tutto mio, è bastata la maternità a riaccendermi il cervello (a saperlo prima!).

Volevo fare il #bestnine, ma non avevo abbastanza foto

Ebbene sì, lo scorso anno, ho pubblicato così poche foto sul mio feed Instagram che quando alla fine del 2018 mi sono apprestata a fare il solito resoconto, è saltato fuori che non avevo abbastanza foto per riempirlo.
Visto che sui social ci lavoro, mi sono chiesta perché mi fosse successo e le risposte sono state principalmente due:
  1. ho usato molto di più le stories, dove mi sono sentita libera di raccontare cose molto più quotidiane e di passaggio che non avrei immortalato e pubblicato sul feed. – Quindi sono cambiata insieme al mezzo.
  2. ero entrata in un loop per cui se la foto non mi sembrava perfetta (per il momento, per rappresentare una certa idea di me, per la coordinazione con la cromaticità della foto precedente, e tante altre motivazioni) non la pubblicavo. – È terribile.
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Ho superato il blocco, facendo una cosa molto semplice (ma anche molto liberatoria per il mio cervello): ho modificato la mia bio Instagram, dichiarandovi “Questo è il mio diario” e *puff* sono ripartita.
Creare del perfezionismo estetico sulla mia persona e sulla mia vita mi genera ansia quindi *ciao ciao*. La possibilità di vivere, di nuovo, un social per quello che veramente è, ovvero uno spazio in cui raccontarmi, mi fa stare molto meglio.

La questione dei conti.

L’arrivo di un figlio è in grado di pesare non poco sulle tasche di una famiglia (anche se si va al risparmio) e se nello stesso anno della sua nascita hai dovuto fare un trasloco che non era per nulla previsti la cosa si fa sentire ancora di più.
Per questo con l’arrivo del nuovo anno mi sono messa d’impegno e ho dato il via a due piccole operazioni che mi aiutino a tenere meglio d’occhio le finanze:
  • ho acquistato il Kakebo (ve ne avevo già parlato qui, ma alla fine avevo desistito) per tenere in ordine i conti di casa
  • ho iniziato la #52weekmoneychallenge per mettere da parte una sommetta che spero possa servirci per comprare dei biglietti aerei per andare in vacanza nel 2020 (e non per qualche imprevisto last minute)
Il Kakebo è uno strumento giapponese per tenere traccia di tutte le proprie spese: un vero e proprio quaderno che ti fa mettere nero su bianco entrate e uscite mensili/settimanali/giornaliere e ti fa rendere conto dove vanno a finire tutti i soldi che guadagni (e dove puoi risparmiare).
Essendo solo al secondo mese di utilizzo posso fare un bilancio molto parziale: alla fine di gennaio sono svenuta, ora siamo in ripresa. Ma il sistema funziona davvero e credo che questo sarà il primo anno di una lunga amicizia.
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La #52weekmoneychallenge invece è una sfida con se stessi per accantonare 1.378 € in un anno, attraverso un sistema molto semplice: ogni settimana (di domenica) si mette via una quantità di denaro corrispondente al numero della settimana in corso, fino alla fine dell’anno (quindi 1€ alla settimana 1, 2€ alla settimana2, e via dicendo).
Io sto usando uno strumento digitale per farla, attivabile gratuitamente sull’applicazione della mia banca (sono cliente Intesa SanPaolo e parlo di XME Salvadanaio), ma ovviamente si può fare anche con i soldi “fisici” messi in un borsellino/salvadanaio.
Se aveste dei dubbi, l’espertona in materia è Simona Melani.
Non mi è bastato però: visto che ho attivato il salvadanaio virtuale, ho associato un altro accantonamento a quello della #52weekmoneychallenge, questo si per le emergenze, che lascerò attivo ad oltranza. Si tratta di un accantonamento che si auto crea con gli arrotondamenti delle operazioni effettuate con bancomat e carte. In questo caso, per ogni spesa fatta si mettono via in automatico i centesimi che servirebbero per arrivare alla cifra tonda.
Sembra poco, e invece.

La casa che verrà

Si, lo so che ho appena traslocato, ma è più forte di me: non riesco a smettere di pensare alla casa in cui vorrei vivere.
Non è che questa in cui siamo non mi piaccia, ma l’abbiamo scelta per essere di passaggio e ha talmente tanti punti di migliorabilità che non riesco a non vederli.
La scelta della prossima casa è ancora lontana, ma c’è una cosa di cui sono sicura: vorrei fosse più ricercata nell’arredamento, non nel senso di sofisticata, ma nel vero e proprio senso di fare ricerca ponderata dei pezzi che la comporranno.
Ci vorrà tempo per mettere insieme il risultato finale, probabilmente anni, ma penso che una casa debba raccontare la storia di chi la abita e vorrei tanto che quella che compreremo fosse così.
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Per la cronaca: è tutta colpa di Jenny di I Spy DIY che è almeno un anno che ristruttura la meravigliosa casa in cui è da poco andata a vivere con il neo marito e continua a far vedere nelle sue Instagram Stories tutti quei meravigliosi negozi di antiquariato con pezzi meravigliosi a prezzi stracciati che *sbav* (v. foto sopra). 
Forse devo andare ad arredare casa in America.

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